9.2.05

Del primo giorno di Quaresima

Partiamo dal primo giorno di quaresima, in modo che sia davvero il principio di qualcosa. Vivendo la giornata senza lasciarsi scorrere addosso gli avvenimenti e sviluppando un fine sguardo, si possono cogliere piacevoli e tragiche suggestioni.
L'inizio è semplice: come al solito mi sono scordato che è il mercoledì delle ceneri, e con la mia celeberrima nonchalanche (si scrive così? Cappero se sono ignorante…) mi sono comprato due buonissimi panini al prosciutto crudo, semola di grano duro, ottimi dopo qualche ora di lezione.
Di lì a poco mi rendo conto che l'immaginario mentale dei miei alunniadolescenti elabora un’equazione che fa più o meno così:
quaresima:fioretto=scuola:X
Risultato: è una regola, la devo seguire maccheppalle.
Mi chiedo come è possibile che abbiano una concezione così limitata di questi “stupendi” giorni in attesa della Pasqua. La risposta mi giunge dalla simpatica funzione delle ceneri per i bambini cui ho preso parte oggi pomeriggio.
Alla domanda del curato: "perché la Quaresima è importante?", il bambino “sòtuttoioevadosempreinchiesaesonoanchebravoascuolaelamammamivuolebeneetuttigliamicimiprendonoperilculo” batte il curato 1-0 rispondendo "perché poi c'è la Pasqua".
Spero che il curato sia stato più furbo che ignorante. Risponde che no, la quaresima è importante per la preghiera e la penitenza. Io penso tra me e me che forse ha fatto qualche salto illecito tra i livelli ontologici.
Ciliegina sulla torta è la catechista che mi trovo accanto. Scopro con raccapriccio che gli anni passano ma lo sport preferito dalle catechiste “mammequasiinmenopausacheacasaealettononvalgonouncazzoquindimegliorovinareibambinideglialtri” è rimasto quello di mettersi accanto ai preadolescenti più scavezzacollo (e in effetti un po' rompipalle) per richiamarli ognuna delle 1000 volte in cui si distrarranno, creando un terribile effetto doppler che a momenti ti chiedi dove sei finito.
La tendenza è generale, i bambini parlano e nella chiesa senti ripetutamente sst! sst!. In aggiunta a tali richiami per fortuna giunge in aiuto la voce autorevole del curato, che cerca di tamponare il tutto con predichette di buon comportamento, ricordando ai ragazzi che "sono in chiesa" (questa non l'ho mai capita. Chissà perché c'è bisogno di una didascalia… Io quando raramente mi capita di fare sesso non ho bisogno che qualcuno me lo ricordi...).
Giusto ieri leggevo il passaggio di un libro riguardo l'impossibilità di risolvere i problemi sociali con una semplice "risposta-opposta” al problema (il divieto, il proibizionismo ecc. scusate se non avete capito un tubo, ho voluto riassumere 20 pagine in due righe…). Immagino che i nostri ferventi cristiani (ma neanche gli appassionati cittadini italiani) non l'abbiano ancora letto, ma comunque mi chiedo: perché la gente non si osserva? Perché non si rende conto che in questi casi il problema non si risolve ma anzi viene rigenerato dall’errato tentativo di risoluzione? Un po' come papà e mamma quando mi dicevano di andare piano in macchina o in moto. Mai sortito effetto alcuno.
A questo punto dovrei passare alla parte seria ed esplicitare le mille domande che da sempre mi faccio, ma ci rinuncio. Almeno oggi lasciamo stare la tristezza, del resto siamo in attesa di una morte che è solo l'altra faccia di una risurrezione e -se avete la grazia di non essere credenti- di scoprire il messaggio di un uomo che è tutt'altro che conosciuto, e ha molto di che stupirci...
Buon tempo di grazia a tutti!