29.3.06

PONTERANICA: RUBANO TUTTI I NANI, ECCETTO MAMMOLO


Quando, uscendo di casa, mi avventuro per le strade del mondo, devo sempre rimanere qualche istante fermo ad un semaforo. Ahimé... Non per l'attesa, quanto perché lì accanto c'è un rivenditore di giornali, ed ogni giorno in mette bella mostra il titolone di cronaca de L'Eco di Bergamo. Ora:
1 ma a me cosa importa di quella incredibile accozzaglia di notizie inutili e banali?
2 mettiamo che sono scemo io, che cazzo di bene comune promuovono quelle notizie?
3 "L'Eco di Bergamo", quotidiano cattolico dal 1880.
Appunto. Bravi! Una marea di stronzate, che continuano a tenere basso e insignificante il livello culturale e di attenzione sociale e politica - e anche religiosa- della gente.
Oggi tuttavia la notizia dei nani mi rincuora. Qualcuno, in questo marasma di vuota seriosità, almeno riesce ancora a giocare e, giocando, a dirci qualcosa (se volete sapere qualcosa in più dei "liberatori" dei nani, andate su www.malag.it).
Se laciamo scorrere la mente in una zona simbolico-immaginativa, il fatto che mammolo resti nei giardini è significativo. Nella società senza padri, capace di vivere l'affetto solo come legame fobico, mai pronta a un passo di libertà, mammolo è la nostra masquotte. Mammolo simboleggia il Papa, quel bisogno dei cattolici (almeno di alcuni) di avere una guida per una verità sicura e marmorea che poi cade sui piedi e rompe le ossa. Mammolo simboleggia Berlusconi e i politici, cui affidiamo di pensare, loro, all'Italia, mentre noi (come loro) ci facciamo i cazzi nostri aspettando Godot. Mammolo sono i soldi e il miaggio del consumismo, che miraggio non è più, perché ci pervade il sangue ormai. La libertà è rimasta negli occhi e nelle parole di pochi profeti che, come al solito, riconosciamo dopo morti: solo allora sono controllabili, innocui. Non raccogliamo neanche più il liquame del nostro vuoto.
"Ormai ci muoviamo tra cimitero e deserto, altro non sono queste città..." David Maria Turoldo

21.3.06

Ruini e la storia che non cambia

Perché nel 2006 gli stessi errori del 1974?
Perché siamo (sono) ancora illusi che i valori vadano difesi a suon di leggi?
Perché dobbiamo essere ancora schiavi di chi usa in politica alcuni valori per comprarsi i voti?Perché pensiamo che i cristiani non debbano imparare ad utilizzare la loro coscienza, e invece di occuparci di cosa votano non ci occupiamo della loro formazione e della loro libertà?
Perché pensiamo che difendere la famiglia voglia dire non approvare una legge, invece che lottare perché sia il contesto sociale a rendere bella e vivibile una vita di amore e fraternità?Perché, mia chiesa, sei ancora schiava del potere, di un concordato da difendere, invece che essere indifesa a fianco dei poveri?
Perché chiamiamo naturale una morte tenuta in vita dalla tecnologia?
Perché sottintendiamo sotto "difesa della vita" la lotta contro crimini e uccisioni di gente innocente il cui sangue grida a dio giorno e notte?
Perché non ci lasciamo davvero convertire, più che tentare indicazioni di voto che portino comodità, sicurezza e potere, più che Vangelo?
Siate liberi, l'unica vostra legge sia il Vangelo, se siete cristiani. Il vostro riferimento sia la costituzione (che difende pace, famiglia e lavoro), non questi giochi di potere che propongono sempre nuove e penose ideologie.

20.3.06

La convivialità dei cappotti

"In genere, il signor Périer frequenta poco le chiese; si è disgustato di quei luoghi per il sentimento irresistibile di uno scarto fatale fra ciò che avrebbero la pretesa di essere e ciò che sono. Che sono questi luoghi di amicizia, di amore, di convivialità - e per quale prodigioso banchetto! - nei quali non ci si toglie neppure il cappotto? E il linguaggio che vi si parla gli è sempre sembrato convenzionale, vi si dice quel che vi si deve dire, e di colpo non si coglie neppure più l'enormità di ciò che ci si lascia sfuggire, così tramite queste parole che se ne vanno a rotolare sotto le volte. Sant'Iddio, se intendessero ciò che dicono, lo stupore li bloccherebbe! La traduzione in francese (per noi in italiano, ndr) non ha sistemato nulla; la patina del latino è scomparsa, ora è a nudo, al vivo. Ed è una mescolanza incredibile di pi banalità e del più sconvolgente, l'eco lontana, attutita, di una parola che era la fine di questo mondo".
MAURICE BELLET I viali del Lussemburgo, Servitium editrice 1997, pag. 64